Empatia e motivazione

A volte tutto è molto più semplice di quanto noi stessi immaginiamo… 

Basta sapere come fare!




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dott. Vincenzo D’Amato  Counselor Hypnotherapist

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A chiunque sarà capitato di imbattersi in un amico un po' giù di morale, oppure in un partner triste per un avvenimento accaduto, o ancora in un collega arrabbiato perché vive un particolare momento.
E sarà anche capitato che toccati nei sentimenti o quanto meno nella nostra sensibilità, provando a dargli una mano, non abbiamo raggiunto l’obiettivo e magari ci ha anche maltrattato?
Ma se ci fosse il modo per riuscire nel proprio intento in situazioni di questo tipo aiutando davvero una persona cara?
Partiamo dal presupposto che gli esseri umani hanno bisogno di comprensione e non di compassione.

La prima cosa che si tende a fare è sminuire il problema, nella convinzione che così facendo si riesca a tirar su di morale l’altra persona, oppure assumiamo un atteggiamento caratterizzato da un eccesso di positività, che tende, secondo il nostro punto di vista, a motivare.
Ad esempio, ad un amico muore il cane, era ormai parte della famiglia, lui sta malissimo per questo e nel momento in cui lo incontriamo, vedendolo in quelle condizioni gli chiediamo il motivo e lui ci confida che gli è morto il cane.
Una delle reazioni che ho visto è stata quella di dire: “stai così per un cane?”.
In quel momento non solo non l’ho aiutato, ma gli sono diventato antipatico e sto rafforzando il suo dolore!


Facciamo un esempio reale.

La settimana scorsa, tra le tante cose da fare e con una gestione del tempo davvero complessa per ottimizzarlo al meglio, avevo finito un lavoro che era durato due giorni al computer.
Nonostante avessi salvato tutto, avevo usato un programma che non conoscevo bene, e dopo aver finito, mi sono accorto di aver perso tutto.
Secondo voi qual’ era il mio umore? Considerate le condizioni che ho appena anticipato, tempo pianificato al millesimo e due giorni investiti in quel lavoro!
Mi sono sentito con una persona che ha subito notato il mio stato e ovviamente chiede: “cosa è successo?”. Racconto l’evento abbastanza innervosito perché era capitato da pochi minuti e non ero ancora riuscito ad innescare i giusti meccanismi interiori per cambiare il senso all’accaduto, e la risposta è: “sei così nervoso per questa sciocchezza? Che sarà mai? Lo rifai…”
In quel momento l’ho odiata, stava sminuendo ciò che per me aveva un grande valore, il mio tempo.

C’è poi chi è apparentemente positivo su tutto e quando sente il motivo per cui la persona che gli è di fronte sta male, trova sempre il lato positivo…
Mi si è rotta la macchina, sono rimasto in autostrada… E lui: “mi dispiace tanto, ma pensa se avessi fatto un incidente e fossi morto, tutto sommato meglio così”.
Oppure, ho avuto un aborto spontaneo… E l’amica: “peccato, mi dispiace per te, ma guarda il lato positivo, vuol dire che puoi avere dei figli e potrai farne un altro”.

Immaginate questa scena: chi sta male, per qualsiasi motivo stia in quello stato è come se fosse in un burrone, al buio, bloccato!
Chi vuole aiutare è sopra, e cerca di farlo nel modo raccontato fin ora con frasi del genere ad esempio: “E buio laggiù? Beh… Hai fame? Ti serve qualcosa? E’ andata bene… Non ti sei fatto nulla, potevi farti davvero male cadendo”.

A questa persona, si sta dando comprensione o compassione?

Purtroppo una finta compassione, perché non si sta immedesimando nel suo stato d’animo.

Se davvero vogliamo aiutare le persone, dobbiamo entrare in empatia con loro.
Dobbiamo calarci nel burrone con lui, abbracciarlo, cercare di capire come si sente valutando la sua situazione, dal suo punto di vista e non dal nostro e dargli vera comprensione… “Non so bene come tu ti senta adesso e ciò che provi, ma sono qui con te e cercherò di aiutarti” .

Una persona empatica raramente inizia una frase con “almeno”, non cerca di abbellire le cose o di trovarci qualcosa di positivo a tutti i costi, le accetta per come sono e soprattutto per come sono per l’altro e non per se stesso.

Solo in questo modo, mettendomi nei suoi panni, condividendo il suo dolore, vivendolo insieme, riuscirò ad essergli d’aiuto.

L’ empatia è una delle più grandi forme di motivazione, e solo mettendosi nei panni dell’altro, riuscirò a capire di cosa ha bisogno per mettersi di nuovo in azione, soprattutto se si trova in quel momento in una fase poco positiva della sua vita.

Svariati sono i vantaggi nel riuscire a motivare essendo empatici, sia nella vita personale che nel business... Per i dettagli, ci aggiorneremo in un prossimo articolo!


Tutto dipende da come noi guardiamo le cose e non da come le cose sono di per sé…

Carl Gustave Jung


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